28 Agosto 2020

Sulla scia della prima generazione

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Alberto Moretti, titolare con la sua famiglia di Adveco, è uno di quegli uomini che affrontano con grande serietà, impegno e dedizione la responsabilità di un’azienda creata dalla generazione precedente. Oggi più di prima, lui sente l’onere e l’onore di questa responsabilità, perché i due fondatori di Adveco hanno ormai lasciato alla sua generazione il compito di continuare quello che lo zio e il padre, scomparso proprio durante la pandemia, avevano iniziato.

Questo è quello che si deduce leggendo le risposte all’intervista rilasciata a Strutturelegno nel corso di questo particolare periodo.

CHE COSA SI ASPETTA COME AZIENDA E CHE COSA SAREBBE SENSATO OTTENERE PER POTER LAVORARE CON SERENITÀ DOPO QUESTA EMERGENZA SANITARIA? QUAL È LA SUA ANALISI DEL PERIODO DI LOCKDOWN E DELLA COSIDDETTA TERZA FASE DI RIPARTENZA?
«In questo periodo di chiusura forzata abbiamo constatato quanto sia importate il ruolo delle aziende, non solo a livello economico ma soprattutto a livello sociale e per la comunità in cui è inserita l’azienda. Le problematiche da gestire non sono solo di tipo lavorativo ma anche di gestione delle persone che lavorano per l’azienda. In realtà non è una novità questa, però diciamo che in questo periodo la questione è diventata molto più sensibile. Le aziende medio-piccole come la nostra sono legate a una classe dirigente molto familiare e hanno sempre avuto una sensibilità particolare legate all’aspetto sociale e di supporto ai propri dipendenti, sviluppando una maggiore responsabilità a farsene carico. Quindi, sinceramente mi aspetto che saremo chiamati a gestire questo aspetto ancora con maggiore responsabilità e a farcene carico noi aziende, favorendo ad esempio gli orari flessibili e la possibilità di collaborare anche attraverso lo smart working. Purtroppo i rapporti con le istituzioni non facilitano le nostre attività quotidiane e da questo punto di vista spero che qualcosa cambi e ci sia una grande discussione a livello governativo e di associazioni di categoria che riescano a creare le condizioni “soprattutto sociali” per permettere alle aziende di operare con serenità».

CHE COSA SAREBBE UTILE A UN’IMPRESA, A PRESCINDERE DAL COVID- 19, PER POTER LAVORARE SENZA AFFOGARE NELLE CARTE E NELLE TASSE? QUALI SONO LE SUE RICHIESTE?
«È utile che le cose siano più agili, la burocrazia ci ammazza. Non è possibile che per ottenere dei fondi o dei finanziamenti sia indispensabile produrre una quantità esagerata di carte e occupare il personale amministrativo per troppo tempo e quindi a maggiori costi. Il personale dovrebbe potersi concentrare sulla valorizzazione del prodotto anche dal punto di vista amministrativo e non buttare via il suo tempo a cercare di interpretare documenti e normative incomprensibili e generalmente d’ostacolo invece che d’aiuto per le imprese. A giudicare dalla quantità di tempo e dalla richiesta di documentazioni, sia essa per bandi, concorsi, pratiche edilizie etc, sembra che le aziende siano considerate come soggetti che vogliano imbrogliare le istituzioni e/o che vogliano ingannare gli enti a cui si rivolgono, quando invece ottemperano all’iter burocratico “solo” per poter lavorare e assolvere agli impegni presi, come versare regolarmente lo stipendio a ogni dipendente e rispettare le scadenze dei debiti con i fornitori. Teniamo presente che a fine anno lo stato la sua parte la prende sempre, con puntualità».

QUALI RIFLESSIONI IN QUALITÀ DI IMPRENDITORE E PRIMA ANCORA COME PERSONA LE HA PORTATO QUESTA PANDEMIA? CONSIDERA QUESTO CAMBIAMENTO RADICALE DELLE COSE UN’OCCASIONE PER CREARE UN MONDO MIGLIORE, NEL CASO DI UN’AZIENDA PORTANDO IL SUO CONTRIBUTO?
«Beh dal punto di vista personale questa pandemia ci ha colpito in pieno, purtroppo abbiamo perso mio padre Pietro, per cui le riflessioni sono tante tante e rimangono tanti pensieri in me che non hanno ancora assunto una forma precisa, certo adesso la mia generazione ha interamente la responsabilità dell’impresa creata da mio padre e suo fratello. Sicuramente è un momento di forte cambiamento e riorganizzazione. A livello aziendale cerchiamo di andare avanti con la nostra attività e gli investimenti necessari: abbiamo comprato un capannone, l’ultimo acquisto ufficiale di mio papà, e in quest’ottica abbiamo obiettivi chiari di crescita. Sicuramente è un cambiamento radicale per noi tutti, sono cambiate alcune priorità, l’attenzione all’ambiente certamente è un tema sempre più sensibile e che influenzerà le scelte commerciali e di spesa di molti, per cui anche le aziende si dovranno adeguare. Forse sarà l’occasione per mettere al centro della crescita aziendale e sociale le COMPETENZE. Credo che la formazione delle scuole dovrà sicuramente adeguarsi ed evolvere per mettere al centro le competenze e la crescita personale: questo lo ritengo un punto fondamentale a livello Paese. Spero che questa pandemia rappresenti l’occasione per creare un mondo migliore, e sono molto positivo in questo senso, perché fra i tanti preziosi insegnamenti di mio padre c’è sicuramente il valore di quello che facciamo e l’implicazione di questo oggi si riversa sul nostro habitat. A livello aziendale credo che dovremo investire in forme di welfare, che non so quali possano essere ma una riflessione in questo senso credo dovremo farla. A tal proposito quest’anno abbiamo avviato un’iniziativa a cui hanno aderito parecchi nostri collaboratori, abbiamo creato degli orti sul terreno della nostra azienda a disposizione di tutti i lavoratori di Adveco. L’iniziativa è stata apprezzata e l’adesione è stata del 50%, siamo infatti molto soddisfatti sia noi come azienda sia i nostri collaboratori di avere avuto questa opportunità».